Tuesday, June 9, 2009

Habitus: costituzione intersoggettiva

Ecco il breve Exposè che costituisce la base della presentazione del mio progetto di tesi di dottorato che terrò giovedì 11 p.v. alle ore 9.30 nell'ambito del Seminario di Fenomenologia.


Per una lettura veloce consiglio la lettura dei soli punti 2. e 4.

Exposè

A giovedì




Emanuele Caminada

Sunday, May 31, 2009

IL "CERVELLO SOCIALE" E LA NEUROBIOLOGIA DELLE RELAZIONI INTERPERSONALI


Al pari della voluminosa indagine sulla “mente relazionale” pubblicata da Daniel Siegel nel 1999, il libro di Louis Cozolino, Il cervello sociale. Neuroscienze delle relazioni umane, (Raffaello Cortina Editore, Milano 2008), è una lettura particolarmente accattivante per tutti coloro che siano interessati allo studio dell’intersoggettività dal punto di vista delle scienze cognitive.

Animato dall’idea che l’individuo non possa mai essere considerato in isolamento rispetto alle dinamiche sociali nelle quali è inserito, l’autore introduce il concetto di “sinapsi sociale” per definire la complessità e la struttura di queste relazioni. Egli, infatti,  non soltanto propone un’analogia fra i meccanismi che operano a livello delle reti neurali e il modo in cui le persone interagiscono, bensì sostiene che il cervello umano sia radicalmente intersoggettivo fin dalle origini e venga continuamente plasmato e rimodellato dalla varietà delle relazioni di cui facciamo esperienza. Queste sono le connessioni che Cozolino vuole illustrare e tutto il testo è dedicato ai meccanismi neurobiologici che le costituiscono e che sono responsabili non solo del loro funzionamento ordinario, ma anche di patologie dell’intersoggettività come la fobia sociale, il disturbo di personalità borderline e l’autismo.

Superando la staticità del dibattito che oppone rigidamente natura e cultura, Cozolino avanza l’ipotesi che le funzioni della mente vengano plasmate costantemente dall’interazione fra processi neurofisiologici interni e relazioni interpersonali. Come evidenziato su più fronti dalla ricerca empirica, il cervello sarebbe dunque caratterizzato da un’ampia “plasticità esperienza-dipendente” che gli permetterebbe di ristrutturare nel tempo le attività della mente sulla base delle nostre vicende di apprendimento.

Benché la malleabilità delle strutture cerebrali non sia limitata ai primi anni di vita, secondo l’autore è pur vero che le relazioni vissute nelle prime fasi dello sviluppo influenzano profondamente i meccanismi neurobiologici e possono condizionare a lungo termine la regolazione e l’integrazione della mente adulta. Riprendendo la nozione di “schemi di attaccamento” introdotta da Bowlby, Cozolino fornisce un ricchissimo repertorio di esempi a favore dell’idea che le modalità di relazione sperimentate con le figure di riferimento (caretaker) nei primi anni di vita contribuiscano a definire dei modelli di sé e dell’altro che vengono conservati nella memoria sociale implicita influenzando profondamente le nostre aspettative e le successive interazioni. Attraverso l’attivazione delle reti neurali responsabili  dell’adattamento, dell’omeostasi, dello stress, della ricompensa o della paura, i rapporti con gli altri possono influenzare la struttura cerebrale favorendone o inibendone la crescita, facilitare l’integrazione di funzioni  cognitive e affettive, promuovere lo sviluppo di un senso di sé coerente e permettere alla memoria esplicita di articolarsi normalmente. Come testimoniano tristemente gli effetti devastanti di forme di attaccamento evitanti, ambivalenti o disorganizzate, il cervello sociale può essere gravemente danneggiato dalle dinamiche scatenate durante l’infanzia ed è proprio su queste disfunzioni che un approccio psicoterapeutico efficace dovrebbe concentrarsi. Il dialogo instaurato con il terapeuta avrebbe infatti la possibilità di riattivare i processi neuroplastici relativi all’attaccamento, facilitando i meccanismi biochimici che permettono di modificare le strutture neurali. In altri termini, come ogni relazione interpersonale, la psicoterapia agirebbe direttamente a livello del cervello sociale, promuovendo nuovi modelli di relazione che influiscono sulla “memoria del futuro” e  aumentano la regolazione e l’integrazione delle funzioni mentali.

Benché contribuisca giustamente a sottolineare l’importanza di una “psicoterapia personale”, la posizione di Cozolino anche in questo frangente riflette l’aspetto più discutibile del suo lavoro, ovvero l’implicita identificazione del livello personale e subpersonale dell’esperienza. In questo contesto la psicoterapia viene interpretata come la possibilità di agire sulle connessioni neurali del paziente influenzando il funzionamento del cervello sociale, così come ogni relazione interpersonale ha la capacità di modificare direttamente i circuiti cerebrali. Si ha dunque l’impressione che nel testo la necessaria distinzione fra i livelli descrittivi non sia preservata e venga invece suggerita in modo pervasivo l’equivalenza fra dinamiche mentali e neurobiologiche, un’equivalenza che a ben vedere non rispecchia la reale struttura della nostra esperienza. Cozolino fornisce molto materiale a supporto dell’idea che la dimensione personale dell’ esistenza sia dotata di specifici poteri causali eppure confonde subito questa interessante intuizione in una forma non molto sottile di riduzionismo, dove gli emisferi, e non le persone, “si parlano” ed è la corteccia, e non l’individuo, ad“imparare” o “ricordare”.

L’idea di creare un linguaggio comune e condivisibile per parlare del mondo delle relazioni umane esprime certamente un obiettivo centrale anche per la ricerca filosofica e tuttavia la convinzione che un approccio esclusivamente neurobiologico possa illustrare in modo esaustivo la struttura dell’esperienza umana è altamente discutibile. Sarebbe invece opportuno mantenere distinti i livelli neurobiologici, psichici e personali  dell’indagine e cercare di definire l’articolazione dell’esperienza in prima persona, la quale, come suggerisce la fenomenenologia, è sempre esperienza di qualcuno, ma non per questo è priva di oggettività. Come ricorda infatti Dan Zahavi,  esiste una differenza ben precisa fra un “resoconto dell’esperienza soggettiva” ed un “resoconto soggettivo dell’esperienza” ed è proprio la presenza di questa distinzione a rendere ancora oggi indispensabile la ricerca filosofica.

Tuesday, May 26, 2009

I Linguaggi delle Scienze Cognitive


I Linguaggi delle Scienze Cognitive
Convegno Nazionale dei Dottorati di Ricerca in Scienze Cognitive
Noto (SR), Palazzo Giavanti, 8-10 Giugno

8 giugno 2009
Aula Magna, ore 15,00-18,45
L’evoluzione dell’Evoluzione.A duecento anni dalla nascita di Darwin.
Frans de Waal,Telmo Pievani, Alessandro Minelli, Giorgio Vallortigara.
Interventi programmati. Coordina: Alessandra Falzone.

Aula Magna, ore 19,00Assegnazione del PremioCODISCO 2009

9 giugno 2009
Aula Magna, ore 9,00-10,45
Neuroestetica
Paolo D’Angelo, Francesco Casetti. Interventi programmati. Coordina: Giovanni Lombardo.

Auditorium e Sala conferenze, ore 11,00 - 13,30. Sessioni parallele dottorandi

Aula Magna, ore 15,00-16,45. Neuroetica e scienze sociali. Mario De Caro, Francesco Remotti. Coordina: Alessandro Nannini.

Auditorium e Sala conferenze, ore 17,00 – 18,45. Sessioni parallele dottorandi.

ore 19,00 Assemblea del Coordinamento
ore 20,30 Cena sociale

10 giugno 2009
Aula Magna, ore 9,00-13,00
L’io e la coscienza. Douglas R. Hofstadter (Indiana University).
Introduce: Pietro Perconti. Interventi programmati
Auditorium e Sala conferenze, ore 15,00 - 17,00 Sessioni parallele dottorandi

Tuesday, April 28, 2009

La percezione corporea nella costruzione del senso di “sé”: l'ipotesi dei ‘background feelings’ di A. Damasio

(Dr. Emilia Barile – Università di Siena)

Antonio Damasio per primo ha introdotto il concetto di «sentimenti di fondo» [background feelings] nel suo Descartes' Error. Con questo concetto si vuole sottolineare la natura intrinsecamente corporea di questo specifico tipo di ‘feeling’ (e non solo), misconosciuto (o, quantomeno, sottovalutato) dalla maggior parte degli approcci ‘standard’ al feeling - soprattutto quelli di stampo cognitivista (cfr. Frijda 1987, Ortony 1988, etc.). I principali ‘background feelings’ [fatigue; energy; excitement; wellness; sickness; tension; relaxation; surging; dragging; stability; balance; imbalance; harmony; discord] indicano la "temperatura" interna temporanea dell’organismo. Ciò che ‘sentiamo’ sono percezioni dello stato presente del corpo come un tutto, nel suo complesso.
La rappresentazione dello stato corporeo attuale o, come dice Damasio, online, così come cambia momento per momento, avviene su siti corticali (mappe della corteccia sensoriale-motoria, topograficamente organizzate in base a segnali provenienti dai muscoli) e sui siti subcorticali, non mappati, deputati alla ricezione di segnali provenienti dai visceri. Il risultato di tutti questi feedback corporei è il senso dell’organismo nel suo insieme, che è sempre presente, almeno sullo sfondo, finché non vi dirigiamo l'attenzione. La rappresentazione dello stato potenziale del corpo, invece, deriva dalla propriocezione e dall’interocezione (complessivamente indicate come enterocezione). La propriocezione - la percezione dei muscoli e della struttura scheletrica, che restituisce il senso della posizione del corpo nell’ambiente - e l’interocezione - la percezione del milieu interno e dei segnali provenienti dai visceri, concernente il senso di equilibrio omeostatico dell'organismo – assieme ai ‘background feelings’ costituiscono le principali modalità con cui percepiamo il nostro corpo.
Grazie a tale percezione di base, si costituisce anche il "senso di essere", la nostra identità biologica, che è il significato più ‘basso’, elementare possibile che possiamo attribuire alla parola "sè" (“sé biologico”). Come questo è collegato agli altri significati di ‘sé’, come "sé autobiografico", “sé sociale", e così via? Qual è il rapporto esistente tra la base corporea individuale e la possibilità della percezione soggettiva, in prima persona?

Riferimenti bibliografici essenziali


Wednesday, April 15, 2009

Essentials of Husserl's Phenomenology


Cologne-Leuven Summer School in Phenomenology Cologne, 27-31. July 2009


This Summer School will be held in English language and it should give an insight in the most central themes of husserlian phenomenology: intentionality, evidence, categorial intuition, the eidetic method, transcendental reduction, the levels of constitution, time-constitution, genetic analysis of prepredicative judgement, intersubjectivity, life-world and Husserl‘s critique of science.

The lecturers are: Prof. Dr. U. Melle (Leuven), Prof. Dr. D. Lohmar (Köln), Dr. J. Brudzinska(Köln / Warschau), Dr. A. Altobrando (Köln), Luis Niel and others t.b.d.

Time: Monday-Friday 27-31. July 2009
Each day 10.00-13.00 and 15.00-17.00
Room: University of Cologne, Main Building, Room 4.016
IMPORTANT: Written registration is required before June 10, 2009 because of limited capacities!
Registration is to be done with the secretary of the Cologne Husserl-Archive: Monika.Heidenreich@uni-koeln.de

Wednesday, April 1, 2009

Seminario di Fenomenologia


Ecco il programma provvisorio del Seminario di Fenomenologia per il Semestre estivo 2009.


Il Seminario ha luogo ogni Giovedì alle ore 11.30-13.30 presso il Palazzo Arese Borromeo di Cesano Maderno.

E' aperto a tutte le persone interessate!


info: phenomenologylab@gmail.com