Tuesday, April 28, 2009
La percezione corporea nella costruzione del senso di “sé”: l'ipotesi dei ‘background feelings’ di A. Damasio
Antonio Damasio per primo ha introdotto il concetto di «sentimenti di fondo» [background feelings] nel suo Descartes' Error. Con questo concetto si vuole sottolineare la natura intrinsecamente corporea di questo specifico tipo di ‘feeling’ (e non solo), misconosciuto (o, quantomeno, sottovalutato) dalla maggior parte degli approcci ‘standard’ al feeling - soprattutto quelli di stampo cognitivista (cfr. Frijda 1987, Ortony 1988, etc.). I principali ‘background feelings’ [fatigue; energy; excitement; wellness; sickness; tension; relaxation; surging; dragging; stability; balance; imbalance; harmony; discord] indicano la "temperatura" interna temporanea dell’organismo. Ciò che ‘sentiamo’ sono percezioni dello stato presente del corpo come un tutto, nel suo complesso.
La rappresentazione dello stato corporeo attuale o, come dice Damasio, online, così come cambia momento per momento, avviene su siti corticali (mappe della corteccia sensoriale-motoria, topograficamente organizzate in base a segnali provenienti dai muscoli) e sui siti subcorticali, non mappati, deputati alla ricezione di segnali provenienti dai visceri. Il risultato di tutti questi feedback corporei è il senso dell’organismo nel suo insieme, che è sempre presente, almeno sullo sfondo, finché non vi dirigiamo l'attenzione. La rappresentazione dello stato potenziale del corpo, invece, deriva dalla propriocezione e dall’interocezione (complessivamente indicate come enterocezione). La propriocezione - la percezione dei muscoli e della struttura scheletrica, che restituisce il senso della posizione del corpo nell’ambiente - e l’interocezione - la percezione del milieu interno e dei segnali provenienti dai visceri, concernente il senso di equilibrio omeostatico dell'organismo – assieme ai ‘background feelings’ costituiscono le principali modalità con cui percepiamo il nostro corpo.
Grazie a tale percezione di base, si costituisce anche il "senso di essere", la nostra identità biologica, che è il significato più ‘basso’, elementare possibile che possiamo attribuire alla parola "sè" (“sé biologico”). Come questo è collegato agli altri significati di ‘sé’, come "sé autobiografico", “sé sociale", e così via? Qual è il rapporto esistente tra la base corporea individuale e la possibilità della percezione soggettiva, in prima persona?
Riferimenti bibliografici essenziali
Wednesday, April 15, 2009
Essentials of Husserl's Phenomenology

Time: Monday-Friday 27-31. July 2009 Each day 10.00-13.00 and 15.00-17.00
Wednesday, April 1, 2009
Seminario di Fenomenologia

Ecco il programma provvisorio del Seminario di Fenomenologia per il Semestre estivo 2009.
Il Seminario ha luogo ogni Giovedì alle ore 11.30-13.30 presso il Palazzo Arese Borromeo di Cesano Maderno.
E' aperto a tutte le persone interessate!
info: phenomenologylab@gmail.com
Tuesday, March 31, 2009
La personificazione - di R. De Monticelli

Thursday, March 26, 2009
Kimura Bin: tempo vissuto e angoscia originaria

Una prima forma di angoscia, per esempio, sembra legata all’autonomia del soggetto e si manifesta nel timore di “non poter arrivare a sé stessi”: il soggetto, infatti, non è un dato acquisito e stabilito una volta per tutte, piuttosto qualcosa da acquisire sempre nuovamente nell’incontro con l’altro e con il mondo, cioè in relazione con il “non-me”. L’angoscia di non realizzare la propria appartenenza a sé stessi, secondo Kimura, può prendere la forma di ansietà per l’avvenire nel suo essere sconosciuto e si osserva tipicamente negli individui schizofrenici. E’ un’angoscia determinata dal senso di imprevedibilità, “dal fatto che potrebbe succedere in qualsiasi momento qualche cosa che non è ancora presente”; contemporaneamente, si manifesta un’indifferenza stupefacente riguardo a ciò che si offre nel momento attuale o riguardo alle cose la cui presenza è, in qualche modo, assicurata.
Una seconda forma di angoscia è caratteristica degli stati melanconici e si presenta come preoccupazione di non poter rimanere nell’attuale assetto del proprio mondo personale: il tempo vissuto è così dominato da un’inclinazione verso il passato, “verso l’essere vissuto fino a quel momento”, a cui il pensiero si aggrappa non sopportando le crisi che mettono a repentaglio l’ordine del mondo conosciuto, dal quale deriva ogni prospettiva.
Si potrebbe notare, credo, una certa sintonia tra questo aspetto della tipologia melanconica e il rapporto con la temporalità che si accompagna alla schizofrenia: se quest’ultima, infatti, tende all’immobilità e si angoscia rispetto all’avvenire sconosciuto, il melanconico, così drammaticamente vincolato all’ordine attuale del suo mondo, si salvaguarda, a suo modo, dall’imprevedibile. La stessa tipica auto-accusa del melanconico potrebbe rappresentare per lui un modo meno angosciante di pensare il divenire riversando la dimensione del futuro nel passato: lo sguardo del melanconico cerca di ignorare l’apertura verso la possibilità, che implica il contatto con l’imprevedibile, rivolgendo ogni attenzione agli eventi già accaduti che, in quanto tali, sono più rassicuranti; anche Binswanger notava che proprio quando il tema melanconico cessa le sue trasformazioni, può irrompere una sensazione di vuoto e determinazione al suicidio (“Poi non si ha proprio più nulla al mondo”, diceva lo scrittore Reto Roos).
L’immobilità schizofrenica, così come l’autoaccusa melanconica si presentano in questa prospettiva come declinazioni differenti di un'unica forma di angoscia originaria. Mentre l’angoscia schizofrenica deriva dallo sforzo disperato per afferrare l’avvenire sconosciuto alla ricerca di garanzie contro l'imprevedibilità degli eventi, quella del melanconico, al contrario, afferra il soggetto quando egli cerca, invano, il conosciuto, nell'identico tentativo di assicurare stabilità al proprio mondo e vissuto personale.
L’angoscia originaria che “rende possibile tutti gli altri tipi di angoscia”, è rappresentata, secondo Kimura, dai momenti di profonda destrutturazione e disordine caratteristici degli stati epilettici. L’angoscia che si prova in questi casi, che i malati spesso associano alla sensazione “che l’universo intero sprofondi nell’inferno”, sembra legata, secondo Kimura, ad una percezione del tempo come puro presente. Kimura nota anche come questo “momento epilettico” di riduzione della temporalità al presente istantaneo e puntiforme possa avere un ruolo in diverse tipologie di disturbi mentali, come ad esempio nella psicosi maniacale o nella tossicomania.
Internationale Tagung der Max-Scheler-Gesellschaft
Religion una Metaphysik als Dimension der Kultur
3 bis 6 Juni 2009
Bischöfliches Priesterseminar Trier, Jesuitenstr. 13
Wednesday, March 25, 2009
Seminario "Atti, norme e oggetti"
Laboratorio di Fenomenologia e Scienze della persona
Facoltà di Filosofia – UniHSR - Palazzo Arese Borromeo, Cesano Maderno
Organizzazione: Prof.ssa Roberta De Monticelli, Dott.ssa Francesca De Vecchi
29 aprile, 16.30-18.30
Dott. Alessandro Olivari (Università di Pavia), Il rapporto tra norme e realtà. Analisi del principio di significanza
30 aprile, 9.30-11.30
Dott. Stefano Colloca (Università di Pavia), Paradossi nel diritto
6 maggio, 16.30-18.30
Dott. Jakub Martewicz (Università Statale di Milano), Norma e atto in Czesław Znamierowski
7 maggio, 9.30-11.30
Prof. Giuseppe Lorini (Università di Cagliari), L’ontologia sociale di Czesław Znamierowski
14 maggio, 9.30-11.30
Dott. Lorenzo Passerini (Università Statale di Milano-Bicocca), Effetti intrinseci di atti istituzionali vs. conseguenze estrinseche di atti non istituzionali
20 maggio, 16.30-18.30
Dott. Nicola Muffato (Università di Trieste), Asserzione e norma di veridicità. Baro vs. mentitore
21 maggio, 9.30-11.30
Dott. Edoardo Fittipaldi (Università Statale di Milano), Debiti
27 maggio, 16.30-18.30
Prof. Mario Ricciardi (Università Statale di Milano), Normatività naturale
28 maggio, 9.30-11.30
Prof. Paolo Di Lucia (Università Statale di Milano), Eruv, La costituzione normativa delle entità istituzionali
3 giugno, 14.30-18.30